Oggi mi sento “Giovane” insieme a queste due studentesse, Laura ed Elisa, che hanno richiesto La Spesa Non Ti Pesa. Siamo all’interno di un supermercato di origine tedesca (faccio questa precisazione perché noterete che i prodotti valutati durante la spesa non sono italiani) dove le ragazze solitamente acquistano prodotti per la colazione.
Iniziamo la spesa confrontando:
- Marmellata d’arance (si definisce così quando è fatta con agrumi, non perché ha meno zuccheri);
- Confettura extra di lamponi (si definisce così quando è fatta almeno con il 45% di frutta).
Faccio subito una doverosa premessa: esiste una direttiva europea che regolamenta l’etichettatura e spiega quando un prodotto può essere etichettato “marmellata” e quando “confettura“. Queste definizioni purtroppo non bastano a chiarirci le idee dal punto di vista nutrizionale.
Leggo l’etichetta degli ingredienti della marmellata d’arance: in grassetto viene indicata che la frutta utilizzata è il 35% del totale; che cosa ci sarà nella restante parte? Sciroppo di glucosio-fruttosio, come 1° ingrediente, e anche zucchero (per non farsi mancare niente). Infatti, questa marmellata è composta da zuccheri per il 49% (vedi etichetta sopra). Lo sciroppo di glucosio-fruttosio viene utilizzato sia perché è più economico dello zucchero, sia perché è più dolce: il fruttosio, infatti, ha un potere dolcificante maggiore rispetto al glucosio.
Nella confettura extra di lamponi la frutta utilizzata sale al 50% e infatti come 1° ingrediente leggo i lamponi; lo sciroppo di glucosio-fruttosio passa al 3° posto. Leggendo l’etichetta nutrizionale: la percentuale di zuccheri è quasi identica tra i due prodotti, ciò che cambia è solo la derivazione degli stessi: nella marmellata derivano principalmente dallo sciroppo di glucosio-fruttosio, mentre nella confettura-extra per metà dai lamponi. Giudizio finale: promossa la confettura-extra di lamponi perché contiene più frutta. In generale, il consiglio che lascio a Laura ed Elisa è di scegliere una composta di frutta senza zuccheri aggiunti, in questo modo gli zuccheri totali scendono al 35% (non svaniscono).
Proseguiamo La Spesa Non Ti Pesa confrontando:
- Muesli integrale da agricoltura biologica;
- Crunchy al cioccolato da agricoltura biologica.
Chiedo alle ragazze se conoscono la differenza e mi rispondono che il crunchy è più buono! Vediamoli nel dettaglio per capire perché e che cosa cambia dal punto di vista nutrizionale.
Con il termine Muesli si indica una miscela a base di fiocchi di cereali integrali, frutta secca e frutta disidratata (nella ricetta originaria del Dr. Bircher l’uvetta sultanina non c’è). Leggo l’etichetta degli ingredienti per valutare quanto questo Muesli possa essere considerato “originale“. In effetti gli ingredienti ci sono tutti: fiocchi di cereali integrali per un buon 70% (avena e farro integrali); a seguire la frutta disidratata (uvetta e mela) e per ultima quella secca (nocciole e mandorle) – sarebbe stato meglio invertirle. Non ci sono zuccheri aggiunti.
Il termine inglese crunchy sta ad indicare la croccantezza che viene data al Muesli. In questo caso specifico, come? Aggiungendo zucchero e olio per renderlo croccante. In questo caso la parola stessa crunchy rimanda anche a delle caratteristiche nutrizionali del prodotto finito.
L’etichetta degli ingredienti è bella lunga, ed è facile perdersi tra le parentesi (al cui interno vengono specificati i componenti degli ingredienti già lavorati, come il cioccolato al latte). Gli ingredienti del crunchy sono il doppio rispetto al Muesli, e compaiono zucchero e olio di semi di girasole, rispettivamente al 3° e al 5° posto. Ecco come cambia la composizione nutrizionale: i grassi triplicano, di conseguenza le kilocalorie aumentano, gli zuccheri salgono a costituire il 50% della fonte di carboidrati.
Come trovare un compromesso tra salute (Muesli) e gusto (crunchy)? Semplice, ho proposto a Laura ed Elisa di partecipare al laboratorio di Ti Cucino La Dieta dedicato alla colazione per imparare a fare un crunchy casalingo!